giovedì 20 marzo 2014

La meritocrazia de noantri

Quando ho scritto il mio libello Contro la meritocrazia non lo avrei detto.
Ma si poteva sospettarlo.
Come si dice: tanto rumore per nulla.
Fuffa. Gazzosa.

C'è stata un'Abilitazione Scientifica Nazionale.
Chi scrive non ne era entusiasta. Ma tutto sommato è stato un esercizio non irragionevole.
A valutare i concorrenti una commissione di "baroni".
Ma che dovevano (almeno in teoria) avere i requisiti minimi necessari per poter passare loro l'abilitazione "maggiore": insomma se si fossero presentati potevano essere promossi,.
Adesso vi saranno i concorsi da parte delle Università.
Alcuni Atenei hanno mantenuto quelle regole per le Commissioni, altri le hanno rafforzate.
Alcuni (e non i più "meritevoli") le hanno rimosse.
Come si sarà comportato l'Ateneo di Sassari?
Facile indovinarlo. Così a giudicare i concorrenti abilitati potranno esserci commissari che non avrebbero conseguito l'abilitazione. Una decisione meditata? Fortunatamente no.

Dopodiché ci sarebbe da assegnare i posti ai Dipartimenti.
Magari assegnarli "a pioggia" può essere un criterio accettabile in prima applicazione.
Magari no, ma forse sì.
Per varie ragioni io dico di sì
Ma appariva opportuno che almeno le priorità fossero legate al merito e ai risultati.
Non il numero, le priorità!
Un'apposita commissione ha stabilito delle regole di buon senso, perfettibili, ma ragionevoli (le ho viste, non le pubblico per rispetto del galateo istituzionale, ma sono disponibili su richiesta), regole che fanno riferimento ai criteri usati a livello nazionale per "premiare e punire" e ai risultati specifici delle abilitazioni.
Magari i pesi potevano essere diversi o i punteggi relativi dei Dipartimenti potevano essere attribuiti con una scala non-lineare (se ci fosse qualche buona ragione), mentre la commissione in prima istanza ha proposto una trasformazione lineare* , ma - a meno di non eliminare tutti i Dipartimenti il cui nome finisce per A e comincia per A e con tre T in mezzo o di spararci in fronte - è quasi impossibile che il mio Dipartimento non sia primo.
Sarebbe ragionevole pensare che fossimo i primi a scegliere, su posti distribuiti a pioggia.
Ripeto quelli distribuiti a pioggia, e aggiungo: dopo una prima assegnazione uguale per tutti e solo per i posti a chiamata diretta**.
Quindi non su qualsiasi distribuzione, che potrebbe tener conto della numerosità o dell'indice di vecchiaia (o giovinezza), o della valutazione della ricerca o del numero di donne, o altro criterio più o meno a caso, ma secondo criteri che andrebbero discussi e motivati.
Secondo chi mi legge sarà che Architettura sia stata premiata per i suoi meriti?***
La risposta è facile anche in questo caso.

Merito, ma mi faccia il piacere. .

* Per capirci se al risultato peggiore, mettiamo -2 si dà 0, al migliore, mettiamo +2 si dà 100 a un risultato di 0 si dà 50, a uno di -1 si dà 25 e a uno di + 1 si dà 75: questo è un modo; si può pensare a un'altra trasformazione purché monotona crescente (insomma potrebbe andare, se ce ne fosse un motivo: 0, 20, 40, 90, 100, oppure 0, 70, 90, 95, 100, ma non 0, 90, 40, 60, 100). Se non ci sono precise ragioni la trasformazione lineare è quella adottata per default.
** I posti per i neo-abilitati possono essere messi a concorso tra tutti gli aventi diritto o solo tra quelli appartenenti all'Università che bandisce: sono due canali distinti, non mescolabili. I secondi si chiamano "chiamate dirette" e possono o essere aperti a tutti gli abilitati dell'Università che bandisce (il che sarebbe raccomandabile) o essere del tutto ad personam (il che è stato nel nostro caso).  
*** Vedo gli Ordine del Giorno del Senato Accademico: sono inumani. Moltissimi punti, anche di questioni irrilevanti, segno da un lato del prevalere insensato di una dimensione burocratica che sta affossando le Università, da un altro lato di un accentramento più o meno voluto di poteri e competenze, e infine di una cattiva organizzazione dell'organismo di governo, sicché decisioni rilevanti vengono prese in modo spesso casuale, senza un vero confronto sul merito delle questioni.