martedì 31 dicembre 2013

Perché si potrebbe sperare, e invece ...

Si potrebbe. Ci sono molti esempi che lascerebbero sperar bene per la nostra città. Molti giovani che fanno cose magnifiche, di rilievo non solo locale. Molti imprenditori e professionisti capaci di innovare e di pensare anche nei settori più tradizionali, dall'agricoltura alla ristorazione. Un proliferare polifonico di artisti arguti e colti.

Posso citare due esempi, senza che gli altri me ne vogliano?
Tra i sei architetti scelti per lavorare con Renzo Piano al suo progetto per le periferie c'è un giovane algherese che in molti apprezziamo per la sua passione e per la sua competenza. Non si è laureato da noi, quindi non è propaganda interessata, ma che Roberto Corbia sia nel centesimo percentile (il miglior un per cento) dei candidati è un bel risultato. A prescindere da quel che si pensa di Renzo Piano (io ne penso bene, tra l'altro).
Per il secondo anno consecutivo il Buon Compleanno di Ignazio Chessa ha messo in moto centinaia di persone e decine di luoghi con un fuoco di artificio di eventi e performance in luoghi propri e impropri. Ignazio, che è profondo in modo leggero, ci ha dato l'idea di come sia possibile attivare processi culturali coinvolgenti e dal basso.
Ma di esempi ce ne sono molti, più o meno spontanei, più o meno collettivi.
Sembra di vivere in una città viva. Anche le iniziative commerciali per le festività di fine anno sembrano meno provinciali e più vivaci ed efficaci.
Quindi si potrebbe sperare.

Ma non è così purtroppo. la sordità e la cecità delle istituzioni, la loro autoreferenzialità, il linguaggio che usano, il loro modo di pensare, ci portano a pensare che macigni pesanti si abbatteranno su chi ci prova a costruire una visione diversa del futuro.
Faccio degli esempi.
Non solo dopo 15 mesi dal suo collaudo la nuova biblioteca non è aperta, ma ogni giorno c'è un inghippo che protrae i tempi di apertura; danaro e risorse pubbliche sprecati, ma glissons.
C'è molto altro.

La quantità di spazi pubblici inservibili o inutilizzati o sotto-utilizzati è impressionante, ma quel che viene in mente di acquisirne altri,  per cui non ci saranno i soldi per la gestione e nemmeno per aprirli o metterli in sicurezza.
Il caso recente del bando per l'installazione di uno spazio espositivo per l'Area Marina Protetta alla Caserma di via Simon che recita:
"All'affidatario sarà richiesta la presentazione di un progetto di allestimento che preveda la realizzazione “chiavi in mano” del primo nucleo del Centro Multimediale, da allocarsi nel cuore del Centro Storico cittadino su una superficie disponibile di circa 300 mq suddivisa in stanze o, in subordine, presso la sede operativa dell’AMP ospitata in località Tramariglio, con le stesse dimensioni".
Si tratta di un bando uscito il 23 dicembre con scadenza 13 gennaio che è persino imbarazzante leggere (provateci qui).
C'erano altre idee per quello spazio, in particolare quella di realizzare, con il coinvolgimento diretto di start-up e associazioni, un incubatore di impresa (con il modello del co-working) e laboratori di uso pubblico; si poteva fare in modo innovativo, dal basso, a basso costo, includendo la gestione nel progetto.
Ma ora - a parole, perché non ci sono i soldi per gli interventi di restauro - si dice che ci sarà il centro multimediale dell^Area Marina Protetta, che però se non sarà lì, sarà da qualche altra parte: l'importante è che il progetto preveda:
"... Sala proiezioni 3D, nella quale proiettare come in un piccolo cinema immagini fruibili in 3D anche con ausilio di appositi occhialini."
A proposito: nell'estate del 2012 (il 29 agosto per essere precisi) erano apparsi due bandi urgentissimi per lo studio di fattibilità e il progetto preliminare del cosiddetto piano per Alghero Creativity che riguardavano la Caserma e il Cotonificio; due bandi visibilmente "sbilenchi" entrambi ritirati e non più riproposti.
Come posso dirlo? Una politica culturale  alla "ndo cojo cojo"?
Posso essere poco fiducioso?