sabato 21 dicembre 2013

Ancora sulle feste

Sono molto lieto che la discussione ci sia stata e ci sia.
Trovo che nella loro stragrande maggioranza i commenti di persone della comunità di AAA siano stati appassionati e corretti.
Diciamolo: oportet ut scandala eveniant.
Non condivido tutto di tutti, ma trovo che in  generale vi sia stata una capacità di interlocuzione importante.
Vorrei discutere dei principali argomenti.
Ma prima lasciatemi dire una cosa: città e università sono co-evolute in Europa a partire del XII Secolo, in un rapporto non semplice, conflittuale sovente; la città e la toga (town and gown) hanno avuto bisogno l'una dell'altra, ma sempre hanno cercato di trarre vantaggio da questa relazione, mantenendo autonomia  e a volte diffidenza; per molto tempo, in molti luoghi  l'università è stata luogo di trasgressione e di disordine, di libertinaggio e di critica delle convenzioni e dell'ordine costituito.
Oggi le cose sono molto diverse, ma è bene che questa autonomia permanga ed è inevitabile che si generi qualche conflitto.
Non è il conflitto che mi spaventa e che mi dispiace.
Ma veniamo a noi; dopo una laurea, che è comunque un traguardo importante (lo è sempre, ma molto più da noi in cui - in genere - l'asticella è alta) c'è  bisogno di lasciarsi andare alla gioia, rilassarsi, prendere le distanze.
Ma è anche un momento solenne, ci si mette eleganti, tutti, docenti, studenti, famiglie, amici, ci sono riti, tra cui la proclamazione ("in nome del popolo italiano ..."), c'è la discussione, quasi sempre serena, ma a volte severa.
Un momento solenne in cui ci sta l'applauso, ma non l'urlo scomposto.
Dopo, usciti dall'aula, c'è  il desiderio di lasciarsi andare, ma c'è ancora da discutere altre tesi, che hanno bisogno di quiete, si è in un luogo pubblico in cui si è ospiti: è pensabile che questa gioia possa non essere sguaiata, che si possano rispettare i colleghi che ancora devono affrontare la prova, che la modalità di festeggiare non sia la torcida di uno stadio, che si eviti di imbrattare un luogo di tutti?
Perché dopo il dopo, c'è un altro dopo, in luoghi e situazioni in cui si può essere più trasgressivi.
Quindi tutti siamo per le feste, solenni, vivaci, estreme, a seconda dei contesti (se no di cosa parliamo quando parlate di attenzione al contesto e di cura dei luoghi?).
C'è l'obiezione del carnevale, ma il carnevale è trasgressione di tutti.
C'è l'obiezione dei matrimoni, ma per il matrimonio direi quel che dico per le lauree.
C'è l'obiezione che c'è di peggio, ma io sono per cominciare dalla nostra pagliuzza (molte pagliuzze fanno una trave).
C'è l'obiezione che i media ci sono ostili; direi che non è vero, anche se talvolta i titoli sono un po' ad effetto (tutti devono campare).
Che fare?
Penso che sia sbagliato monetizzare la trasgressione; io farei così: un codice condiviso di auto-controllo e una task force che prima di sera ripulisca: tra studenti, parenti e amici si fa presto a mettere tutto in ordine; a casa mia, quando si faceva un party, c'era alla fine un bel po' di casino; in cinque o sei ci mettevamo al lavoro e dopo mezz'ora tutto era in ordine e la lavastoviglie ronzava alacre.
Posso dire che anche quando mi girano le scatole sono orgogliose della nostra comunità e dei nostri studenti?
Buone feste a tutti.