venerdì 13 settembre 2013

Questioni di democrazia

Non parlo in punta di diritto.
Cerco di organizzare le idee con buonsenso e basandomi sulla sostanza.
Il sistema elettorale che determina l'elezione del sindaco e del consiglio comunale (che a me non è che piaccia granché) mette insieme tre soggetti - con poteri diversi - che concorrono a definire il governo di una città.
In primo luogo c'è il sindaco, eletto direttamente, che ha - tra l'altro - potere di scelta e nomina degli assessori.
Ma il sindaco non è eletto da solo. Vi sono una o più liste che sottoscrivono un accordo con il candidato sindaco (un patto reciproco) e che contribuiscono alla sua elezione, anche quando il valore aggiunto del candidato è molto forte rispetto ai voti della coalizione. Le liste che sostengono il sindaco eletto, tutte  -anche quelle che non hanno espresso consiglieri - fanno parte della maggioranza. Non c'è un ruolo istituzionale dell "maggioranza", ma sarebbe, è insensato, non considerarla parte del sistema di governo.
Vi sono poi i consiglieri, eletti anch'essi con voto popolare, che costituiscono entità chiamate gruppi consiliari; consiglieri e gruppi consiliari hanno potere e compiti stabiliti dalla leggi e dal regolamento.
Dal rapporto e dal confronto di questi tre soggetti nasce la concreta azione di governo; si tratta di soggetti autonomi, ma sarebbe insensato non riconoscere che debbono avere relazioni e cercare una convergenza, una convergenza necessaria per assicurare un governo efficace.
Io penso ad esempio che il sindaco sia autonomo nella scelta degli assessori, ma che sia opportuno che tenga conto delle indicazioni delle forze che compongono la maggioranza (il ruolo degli assessori è sia tecnico che politico).
Io penso ad esempio che l'azione di governo sia in carico alla giunta, ma che il coinvolgimento del consiglio debba essere ben più ampio del minimo stabilito dalla legge, tanto che sarebbe non inopportuna l'istituzione di consiglieri delegati, che in alcuni casi potrebbero essere non di maggioranza.
Un buon sindaco è autonomo e indipendente, ma sa mettersi in relazione con gli altri soggetti, li ascolta, con essi negozia,
Può decidere di porre dei vincoli alle caratteristiche degli assessori (ad esempio: nessuno che si sia candidato), vincoli che possono anche essere giusti e sensati. Può decidere di ingaggiare solo neofiti della politica e dell'amministrazione.
Dopo di che deve essere consapevole che la sua squadra sarà tutta da formare e da costruire e quindi dovrebbe allargare l'ambito del confronto e del sostegno, coinvolgendo la sua maggioranza e il consiglio a supporto di questa amministrazione da far crescere. Se no, ad esempio,  potrebbe trovarsela in balia dei funzionari, e non dei migliori tra essi.
C'è un altro soggetto infatti che andrebbe preso in considerazione, i cittadini, che dovrebbero e potrebbero essere coinvolti, in modo strutturato e non partigiano, nella formazione delle idee e delle proposte (in modo strutturato e non partigiano, non con comizi un po' sgangherati),
Un'altra considerazione riguarda gli enti e e le partecipate; è mia ferma opinione che i soggetti da indicare in questi enti non debbano essere spartiti politicamente, ma scelti con procedura comparativa pubblica tra chi si candida a quel posto, posto di cui vanno indicati i requisiti.
So che questa idea suscita molte ironie, ma è l'unica procedura democratica e che contrasta la tendenza a costruire una casta e a trasformare i nostri giovani in servi del potere.
Ciò premesso, dico la mia sui fatti.
Se una giunta in oltre un anno opera - a parere generale - poco e male, non dà nessuna sostanza al programma e non si mostra capace di gestire le emergenze e a volte neanche l'amministrazione ordinaria, vuol dire che è saggio riflettere.
E ciò  non per colpa dei singoli, ma per un grave errore di presunzione e per molte colpevoli ingenuità e perché la giunta non nasce sul programma e per il programma: l'assessora più competente ed efficace di quel programma nulla sapeva e nulla ha voluto sapere, tanto per esemplificare.
Riflettere su tutto, sui programmi e sulle persone.
Faccio fatica a pensare che le due cose siano disgiunte.
Forse, è vero, bisognerebbe tornare a votare.
Ma forse il sindaco potrebbe ravvedersi, accettare di ascoltare e mettersi in relazione.
Per farlo dovrebbe in primo luogo indicare un piano operativo dettagliato per realizzare il programma, chiaro e cogente (come chiede una forza politica della maggioranza), poi dovrebbe azzerare la sua giunta (come chiedono altre forze politiche della maggioranza), magari riaffermando, se lo crede, i criteri di esclusione e comunque riservandosi la scelta definitiva, se poi alcuni assessori dovessero essere riconfermati, potrebbe essere non insensato..
Tutto questo dove aver ammesso i  limiti e le difficoltà e aver chiamato a raccolta le forze vive che l'hanno sostenuto, pur tra dubbi e incertezze iniziali.
Io questo penso: che solo se tutti i protagonisti di questa mesta vicenda fanno un grosso passo indietro e ricostruiscono un rapporto serio e umile con gli elettori e poi ripartono dal programma e dalle persone che sanno e vogliono realizzarlo, c'è una piccola speranza; se no si riconosca onestamente di aver sbagliato. E si vada alle urne.
Ma - direi - subito.
Purtroppo penso che sia l'unica cosa possibile.