mercoledì 24 luglio 2013

La violenza contro le donne c'è e come tale va nominata.

Se mi dimentico che c’è una distinzione tra destra e sinistra, poi succede che me ne devo ricordare. Non tanto è una differenza politica (figuriamoci!) è una differenza culturale.
Parliamo della violenza. Credo che sia una grande conquista, che accomuna gran parte della destra e gran parte della sinistra, considerare inaccettabile e non augurabile la violenza. Anche se poi sull’uso della forza, anche quella militare, anche per la guerra (che è difficile non considerare una violenza), ci si divide.
E anche se tutti, o quasi, pensiamo che l’appeasement di Chamberlain e Daladier sia stato una sciagura, che per evitare l’uso della forza, la violenza di un’azione contro il governo hitleriano, ha provocato violenze maggiori; per inciso Daladier venne accolto al ritorno da Monaco da folle entusiaste.
Una grande conquista della democrazia è quella di escludere l’uso della violenza dal confronto e dalla lotta politica.
Dicevo che gran parte della destra e gran parte della sinistra condividono l’idea che nel confronto politico e nella vita quotidiana si debba escludere ogni violenza. Punto.
Ma non è finita qua. Parliamo di una violenza tra le tante, prima di venire al punto. La violenza della discriminazione razziale. Se si vuole operare contro questa violenza, che si esprime in pensieri, parole, opere e omissioni, si prenderanno provvedimenti particolari e adatti, se ne capirà la specificità, si parlerà delle sue origini e delle sue cause; insomma non sarà la stessa cosa di quando parliamo della violenza contro gli animali (che è abietta) o contro le piante; e non perché è più orribile.
C’è una violenza che ha una peculiarità e un peso particolari: la violenza contro le donne, una violenza che attraversa la vita quotidiana di milioni di donne, anch’essa fatta di pensieri, parole, opere e omissioni, una violenza che è la sanzione di un’oppressione che da millenni viene esercitata da metà dell’umanità contro l’altra metà, che si mescola ai sentimenti, che viola la dignità delle persone, la loro integrità; che fa sterminare le femmine ancor prima di nascere e appena nate, che le nutre di meno da bambine, che non le fa andare a scuola, che le imprigiona nelle case, che le deturpa con l’acido, che le violenta, che le uccide a migliaia in tutto il mondo: figlie, mogli, fidanzate, sorelle, amiche, donne incontrate per strada, donne “per bene” e donne “per male”.
Non è una generica violenza: si chiama “violenza contro le donne” e come tale va nominata e descritta, come tale va combattuta. Come tale.

Pubblicato sulla Voce di Alghero il 22 luglio 2013