domenica 21 dicembre 2014

Rendiconto

Prima della fine dell'anno sento il dovere di dar conto della situazione di AAA, dopo gli incontri.
Riparleremo di questa questione dopo le vacanze (nel frattempo vorrei trovare il tempo per dire la mia su alcune altre cose: tavolini ad Alghero, problemi della comunità rom di Alghero, "campus" di Sassari, qualcosa sulla sanità alla luce delle mie esperienze ad Alghero e nel Triveneto: saranno i miei prossimi post delle vacanze; oltre ai consueti auguri di  buon anno: state collegati!)

Una nostra delegazione si è incontrata con il Presidente del Consiglio regionale Ganau, con il Sindaco di Alghero Bruno, con i Rettore Carpinelli (dopo le vacanze ci sarà l'incontro con il consigliere regionale di Alghero Tedde).
Incontri che sono andati molto bene, hanno manifestato un comune sentire e un impegno concreto: non ero presente - e in ogni caso non mi pare opportuno entrare nei dettagli - ma posso dire che le ragioni che abbiamo presentato sono apparse ragionevoli e motivate e che tutti gli interlocutori hanno confermato l'impegno a sostenerle.
Il Sindaco Bruno ha inviato una lettera al Presidente Pigliaru.
Domani invierò una lettera all'Assessora Firino, chiedendole un incontro con "procedura d'emergenza".
So che la buona volontà e gli auspici non bastano, ma fanno bene e possono innescare processi positivi.

Tuttavia la situazione rimane immutata: rischiamo una partenza "monca" del secondo semestre e di dover ridurre i servizi.
Il tutto si colloca in una congiuntura non felice del nostro Ateneo.
E non solo dal punto di vista delle risorse utilizzabili per il finanziamento.
La situazione del precariato è molto grave.
Lo è in primo luogo per il precariato nel settore tecnico-amministrativo, che è cresciuto moltissimo negli ultimi anni: molti di questi colleghi svolgono funzioni "ordinarie", ovvero mandano avanti uffici e dipartimenti; noi ad esempio abbiamo la quantità di personale di ruolo più bassa fra tutti, solo quattro persone, le altre cinque persone pagate dall'Ateneo sono a tempo determinato, alcune in scadenza finale (a proposito anche contando queste cinque la nostra dotazione resta la più bassa): sono persone che lavorano con noi da anni, alcune da molti anni, che hanno passato numerose selezioni e valutazioni e che svolgono funzioni fondamentali in modo molto efficace. Non è facile trovare una soluzione, ma non è lecito non trovarla.
Ma lo è anche per il precariato nella didattica e nella ricerca, per le molte e diverse figure che lo compongono: la sciagurata legge Gelmini-Decleva-Polidori ha creato nuove figure di precari e ha favorito il loro aumento: una situazione che - con la carenza di risorse e la scarsissima disponibilità di punti-organico (ovvero delle quote di risorse che possono essere spese per le posizioni stabili) - rischia di diventare esplosiva già dal prossimo anno; così come esplosiva sarà la situazione per gli "avanzamenti" dei docenti che hanno superato l'abilitazione nazionale, molte decine, che rischiano di non avere prospettive in Ateneo (il che implica, tra l'altro i rischio che molti tra quelli più "attrezzati" cercheranno di "migrare"): anche tutto questo ci penalizzerà in modo particolare.

In questo quadro il dato positivo è che da sempre la Regione ha sostenuto in modo consistente le Università sarde (un contributo fondamentale per la loro sopravvivenza). Lo ha fatto - bisogna dirlo - la Giunta Cappellacci, lo sta facendo anche la Giunta Pigliaru.
Si può e si deve discutere sul come è stato fatto e come lo si sta facendo, ma resta il fatto, innegabile, che imponenti risorse sono destinate all'Università.
Questa è la ragione per cui non riesco a capire, non riusciamo a capire, perché non dedicare un po' di attenzione alla nostra vicenda, la stessa attenzione che c'è stata e c'è - ad esempio - per la sede di Olbia.
La Giunta Pigliaru ha molti accademici (forse troppi, dicono alcuni), la Giunta Cappellacci ne aveva meno, ma l'attenzione per le Università sarde c'è stata anche quando gli accademici erano meno.

Alcuni interpretano la scarsa attenzione delle Giunte regionali nei nostri confronti in termini di contrapposizione territoriale (il Cagliari-centrismo); altri attribuiscono lo scarso interesse di questa Giunta nei nostri confronti a rivalità accademiche tutte sassaresi (il "fuoco amico"); altri alla nostra scarsa capacità di comunicare; altri alla mia "eccentricità" (non sono sardo né maritato a sardi, non sono massone, non sono del PD, sono troppo di sinistra, sono troppo indipendente, sono grasso, ...).
Sono spiegazioni che non spiegano e che se danno conto di alcuni fatti sono in contraddizione con altri; non mi convincono.
Ma non so darmene altre.
Resta il fatto che una realtà importante, che ha risultati importanti, che ha avuto un ruolo positivo per l'Ateneo e il territorio fatica a farsi riconoscere il ruolo e a ricevere un sostegno meritato,  dignitoso e costante.