No, non è quello che pensate.
Vi annoio con una minuta questione universitaria, che tuttavia non è del tutto senza importanza.
Come è abbastanza noto, la nuova struttura di governo dell'università prevede che i dipartimenti si occupino sia di ricerca (come era per i vecchi dipartimenti) sia di didattica (che era compito delle vecchie facoltà).
Quindi ogni docente deve stare in un dipartimento.
La domanda è: che succede se se ne vuole andare?
Non è irragionevole che si preveda che, una volta fatta la scelta, si debba restare nel dipartimento prescelto per un certo tempo non irrilevante; due anni sono un tempo ragionevole.
Non è irragionevole che, se si vuole cambiare dipartimento, il dipartimento di "atterraggio" debba esprimere l'accettazione del collega che ne fa richiesta.
Non è irragionevole che il dipartimento di "decollo" esprima un parere e che di questo parere il dipartimento di atterraggio debba tener conto.
Non è irragionevole che il dipartimento di decollo possa decidere sulle dotazioni e sulle risorse del docente che se ne va.
Ma che la scelta di un dipartimento possa essere una sorta di carcere a vita (o un matrimonio indissolubile se c'è l'opposizione di una delle parti), non è ragionevole.
La bozza di regolamento che sarà discussa venerdì in Senato accademico prevede che il dipartimento di decollo posso impedire a un docente di cambiare dipartimento a tempo indeterminato, potenzialmente a vita.
Penso che - con tutte le delicatezze del caso e le necessarie attenzioni - sia una norma irragionevole e mi auguro che i senatori che sono quasi tutti boni viri, tranne due che sono di genere femminile, ma che sono ottime persone anche loro, rifletteranno attentamente.