giovedì 26 settembre 2013

Il dono dell'obliquità, i nuovi corsi di laurea e le esigenze del mercato

Noterelle accademiche parte due,
Come si dice scherzando, nessuno possiede il dono dell'obliquità.
Se per questo nemmeno quello della bilocazione.
In Senato accademico e in Consiglio di Amministrazione è stato proposto un punto all'Ordine del giorno che faceva riferimento alla "bilocazione dei Dipartimenti"
Con il sintetico termine bilocazione  non ci si riferiva  a fenomeni parapsicologici o miracolosi, stretti parenti dell'ubiquità, ma alla possibilità che un Dipartimento abbia aule per lezioni, studi e laboratori in due o più edifici diversi, almeno uno dei quali collocato in una sede decentrata (ovviamente con una sola sede amministrativa.
La discussione è stata rinviata, ma mi auguro che venga cassata; non c'è  ragione per cui il Senato e il CdA dovrebbero spendere una parte del loro tempo per affrontare una questione che ha una risposta ovvia e necessaria. tanto che questa situazione è  comune a diversi dipartimenti che operano in una sede decentrata.
La risposta alla domanda "è possibile?" è ovviamente sì, per definizione.

Tra le cose più volte rinviate, bocciate provvisoriamente e riproposte ci sono quelle dell'istituzione e dell'attivazione del nuovo  corso di Laurea in Ingegneria dell'informazione (ha un altro nome per non disturbare Cagliari, ma la classe di laurea è quella); l'istituzione è ancora una volta in discussione in un Senato straordinario il prossimo 3 Ottobre.
La sottigliezza tra istituzione e attivazione consente giochi accademici raffinati: si può essere favorevoli alla prima o non alla seconda o accettare la seconda perché è stata approvata la prima, si può votare la prima per poter "impallinare" la seconda. Gli urbanisti  tra adozione e approvazione  sanno che acqua ne corre.
Ma ai miei 24 lettori non credo interessino questi raffinati bizantinismi.
Qual è la mia opinione?
Non ho abbastanza elementi per sapere se c'è una domanda per questo corso o un'occupabilità 'per i suoi laureati (a occhio penso di sì); non ho abbastanza elementi per dire se non sarebbe stato meglio un corso di informatica (a occhio penso che sarebbe stato meglio), ma so che se si fa una scelta di questo genere e di questo rilievo questa non può essere appesa alla disponibilità di un paio di ricercatori a tempo determinato, ma richiede un convinto e consistente investimento in persone, risorse e strutture da parte dall'Ateneo.
Credo poi che ci siano altri corsi (pro domo mea penso a Design e Architettura del paesaggio, che credo abbiano domanda e occupabilità) che meritano di essere istituiti e attivati.
Ma istituire e attivare nuovi corsi vuol dire pianificare il futuro e decidere cosa si accende e cosa si spegne, quello su cui si investe e quello che ci rassegna a chiudere.

A proposito: penso che l'unico criterio non sia la domanda e l'occupabilità, per cui spenderei una parola a favore del corso di laurea in lettere classiche, scomparso dall'orizzonte culturale dell'Ateneo, che magari (chissà) ha meno "mercato" inopinatamente bocciato pochi mesi fa.
Se fossi un componente del Senato, discuterei con benevola attenzione dell'istituzione e dell'attivazione (con le risorse necessarie!) di Ingegneria dell'informazione contestualmente a un progetto di ridisegno dell'offerta formativa con un piano pluriennale.
Ma per fortuna, non devo decidere io.