domenica 4 agosto 2013

Per un’Alghero Migliore


Ho partecipato alla vita del movimento C’è un’Alghero Migliore da poco dopo la sua nascita e ho sostenuto la lista che ne è stata espressione.
Contrariamente a quanto sostengono alcuni, disinformati, maliziosi o imbecilli (non raramente tutte le tre cose insieme), non ne sono mai stato il padrino, il burattinaio, il manovratore, l’eminenza grigia.
Dal gennaio 2012 ho “limitato” il mio impegno nel movimento per ovvie ragioni e non ho partecipato nell'autunno successivo alla nascita dell’Associazione omonima, cui non sono iscritto.
Il movimento è stato importante nella battaglia elettorale, soprattutto per la definizione del programma, ha espresso idee e proposte sagge e coraggiose.
L’Associazione che ne è stata e ne è la principale erede si è mossa in sostanziale continuità con la linea del movimento, ma ha incontrato subito gravi difficoltà, la prima della quali è stata ed è dovuta all'indifferenza sostanziale della Giunta verso la lettera e lo spirito del programma elettorale (alcuni assessori hanno dichiarato candidamente di non conoscerlo). Un’indifferenza sconcertante, causa ed effetto di molte delle inefficienze amministrative.
Che fare nel momento in cui giorno dopo giorno si scopriva che il concreto operare del Sindaco e della Giunta non era coerente, nel metodo e nei contenuti, con quel programma su cui ci si era impegnati verso gli elettori?
Il dilemma era ed è serio.
Si può riassumere così: quanto e come è possibile dire pubblicamente quel che si pensa?
Per me, per alcuni di noi, non si può tacere un ette. Non criticavamo la Giunta Tedde perché era di destra, la criticavamo per quel che faceva o non faceva: se faceva bene dovevamo dire che bene faceva.
Per alcuni di noi quindi non si poteva tacere su errori e omissioni della nuova amministrazione algherese.
Per altri, che avevano dalla loro le ragioni dell’opportunità e della responsabilità, si doveva farlo; si doveva pazientare, lavorare per vie interne.
Non ritengo nessuna delle due posizioni giusta in assoluto, nessuna delle due facile.
Nessuna delle due era dettata da interessi personali.
Ma questa divaricazione ha portato molti compagni e amici ad allontanarsi dall'associazione, che era nata - come uno dei polloni di Alghero Bene Comune - sulla base del principio della trasparenza (e da dove cominciare se non dall'azione della Giunta e della maggioranza) e del dibattito pubblico (e da dove cominciare se non dall'azione della Giunta e della maggioranza) e che invece - con molta sofferenza - si acconciava a tollerare che trasparenza e dibattito pubblico fossero del tutto assenti dall'azione della Giunta e della maggioranza.
Una separazione e un allontanamento che tutti quelli che man mano se ne andavano (magari ne arrivavano altri, non so, ma molti di quelli che uscivano erano tra i fondatori e tra gli attivisti più importanti) vivevano con molta fatica, ma che avveniva senza polemiche, senza clamori, mantenendo quasi sempre rapporti personali positivi e una sostanziale contiguità.
Giustamente nell'associazione vi era e vi è la considerazione che “tutti sono importanti, nessuno è indispensabile”, un po’ meno giustamente si è pensato che le decisioni potessero essere prese a maggioranza e amen (mentre l’idea ispiratrice, che veniva dalla pratica di Alghero Bene Comune, è che un dissenso anche piccolo è da prendere nella massima considerazione, da affrontare e che prima di decidere a maggioranza va costruito un processo di deliberazione, anche quando esso è lungo e complesso); delle ragioni delle uscite si discuteva – semmai – in modo che a me pare affrettato e distratto.
Credo che non si possa che accettare la considerazione che l’Associazione è in difficoltà.
Non è mai bene non accorgersi del fatto che si è in difficoltà: io penso che la prima causa della catastrofe cui andremo incontro, temo, sia il rifiuto del Sindaco Lubrano di prendere atto delle difficoltà e dei limiti della sua azione.
Una difficoltà che non deriva dal fatto che le persone che dirigono l’associazione non siano tutte, nessuna esclusa, per bene.
Una difficoltà che nasce dal fatto che la situazione è difficile (sic!) e sarebbe difficile anche se la Giunta operasse bene.
Se si accettasse questo, se ci si fermasse a riflettere e se si riaprisse un vero dibattito pubblico, se si tornasse al bottone mal allacciato e di lì si ripartisse, forse si potrebbero ricostituire le ragioni di una convivenza, magari diversa, magari allargata, e far rinascere quella straordinaria comunità, che per un po’ è miracolosamente vissuta, tra persone diverse, con storie diverse, con sensibilità diverse; una nuova convivenza che vada oltre il pur necessario impegno per mantenere in vita il gruppo consiliare.
Temo che non avverrà ed è un peccato.

P.S.
Ribadisco:
credo che il nostro Sindaco sia una persona per bene e interessata al bene comune, ma sfortunatamente è convinto di sapere cosa fare senza accorgersi che non è vero, questo lo rende non disponibile ad ascoltare e ad accogliere l'aiuto di chi era e sarebbe dalla sua parte; purtroppo sapere come comportarsi da imprenditore o da presidente di Confindustria non è lo stesso che saper fare il Sindaco: è un altro mestiere;
credo che tutti gli assessori lavorino molto e con dedizione: so che il lascito che hanno trovato, soprattutto in termini di pratiche quotidiane di gestione, era molto gravoso e che un governo nazionale improvvido lascia i Comuni senza risorse e senza prospettive; ma ci sono alcune cose: la trasparenza, la partecipazione, l'equità di trattamento che potevano essere avviate da subito, alcuni punti di programma, tra cui il PUC, che potevano essere messi in pista: non è successo; anzi la vicenda delle "due varianti" mostra che la direzione del percorso è quella sbagliata. Tanto per non fare degli esempi: una soluzione per la "lapide della vergogna" poteva essere cercata e trovata, qualcosa per lo spazio rubato alle bambine e ai bambini in piazza dei Mercati poteva essere deciso, i due bandi ritirati l'estate scorsa sui due spazi per la creatività (Caserma e Cotonificio) potevano essere ripensati e riproposti; se serve posso continuare, e a lungo.