mercoledì 13 gennaio 2016

Un gesto di disponibilità

Con questo post riprendo a esprimere qualche opinione e lo farò con una certa frequenza.
Sarò breve questa volta, ma - per quanto mi riguarda - si tratta di un tema di una qualche rilevanza.

Ho deciso di avanzare la mia candidatura al Consiglio di Amministrazione dell'Ateneo.
La procedura della nomina è la seguente: c'è una fase di selezione in cui le candidature vengono esaminate da un comitato di valutazione di tre professori, tra cui il Rettore; così dice lo Statuto
"tra una rosa tripla di nominativi proposta da un comitato di valutazione nominato dallo stesso Senato, a seguito di una procedura pubblica di selezione riservata ai docenti e al personale tecnico-amministrativo dell’Ateneo, tra personalità di comprovata competenza o esperienza in campo gestionale, con una necessaria attenzione alla qualificazione scientifica o culturale."
Sono state presentate cinque candidature da cui tre saranno proposti all'attenzione del Senato Accademico, che sceglierà il componente da eleggere.
Ancora la terna non è stata scelta: sono certo che la decisione sarà trasparente e motivata e spero di esserci.

Non credo che avrò molti voti in Senato, ma mi pare giusto fare questo gesto di disponibilità in un momento difficile per la nostra istituzione.
I compiti del Consiglio di Amministrazione sono assai rilevanti (si trovano nello Statuto dell'autonomia al Titolo II Capo II Sezione III), forse troppo.

Io ci vorrei essere per tre ragioni:
** la prima è per fare in modo che l'Ateneo dia piena attuazione a quanto previsto nell'articolo 6 dello Statuto (L’Ateneo riconosce la dignità del lavoro dei suoi dipendenti e collaboratori, assicura a tutti i lavoratori piena garanzia e tutela, e promuove obiettivi di stabilizzazione e di riduzione del ricorso al lavoro precario per attività che abbiano carattere di continuità. A tal fine, l'Ateneo realizza periodicamente un rapporto sui diritti del lavoro e sul lavoro precario da presentare in un incontro pubblico): penso che si debba fare di tutto per riconoscere la dignità del lavoro e in particolare combattere il precariato, per un'istituzione educativa è un dovere imprescindibile;
** la seconda è che - anche e soprattutto per colpa delle dissennate scelte dei governi - la missione principale dell'Università, che è quella dell'educazione e della formazione di persone competenti, autonome e capaci di pensiero critico, garantendo il diritto allo studio, si sta perdendo, a questo occorre dedicarsi con forza;
** la terza è quella di rafforzare i rapporti dell'Università con il territorio, contribuendo al suo sviluppo e favorendo così anche l'occupazione dei nostri laureati: il nostro territorio di riferimento è sia l'area metropolitana del nord Sardegna sia l'intera isola, il che vuol dire costruire un sistema di istruzione superiore che - avendo al centro la sede di Sassari - si articoli in poli distribuiti sul territorio che ne favoriscano le vocazioni. Io credo inoltre nella necessità di gestire un processo accelerato di federazione effettiva delle due Università sarde, che ne garantisca l'autonomia storica, ma aumenti l'efficacia e la qualità di un'offerta formativa che deve essere coordinata.

Come è ovvio non sarei il rappresentante in Consiglio di Amministrazione di Architettura ad Alghero, che non vorrei avesse nessun privilegio rispetto agli altri Dipartimenti, ma neppure nessuno svantaggio.

Se arriverò ad essere tra quelli che possono essere votati, così sarà chiaro per chi (non) si vota.