mercoledì 28 gennaio 2015

A partire dal campo sosta dell'Arenosu. Alcune semplici riflessioni su un problema importante.

Io non sono "buonista"; se cerco spesso di essere buono (e, devo dire, mi riesce) è perché sono pigro:
Infatti, come ci dice la poesia di Brecht La maschera del cattivo

Sulla mia parete è appesa una xilografia giapponese
La maschera di un demone cattivo, dipinta con la lacca d'oro.
Pieno di compassione vedo
Le gonfiate vene frontali, segno di
Quanto è faticoso essere cattivo.

Troppo faticoso essere cattivi..
I buonisti sono quelli che "preferiscono le barricate con i mobili degli altri" (lo so. la sapete in altro modo, molto oscena,  ma io la fornisco nella versione di Flaiano: "Molti vogliono la rivoluzione, ma preferiscono fare le barricate con i mobili degli altri"); io penso che le situazione reali sono complesse e difficili e diffido di ogni demonizzazione e angelicazione.

Posso dire che - in ultima istanza - la soluzione trovata per il campo sosta dell'Arenosu, mi pare ragionevole e positiva? 
Intanto perché elimina il campo sosta e affronta il problema dell'abitare che è uno dei problemi più gravi dei rom ad Alghero e in tutta Italia come un  problema specifico, un problema che è una componente fondamentale del del diritto alla casa (un momento! Ci arrivo. Il diritto alla casa riguarda tutti, non solo i rom. Ci  torno, promesso), che è un aspetto fondamentale del diritto alla città.
Ovviamente non risolve tutti i problemi ad esempio non risolve il problema del diritto al lavoro (un momento!), del diritto all'educazione; ovviamente non risolve il problema dei rapporti tra rom e gagé,
Su questo ultimo problema c'è molto da lavorare (ne parlerò tra un po').
Il fatto che al momento in cui scrivo solo per una famiglia non si sia trovata una soluzione abitativa stabile è un enorme passo in avanti; nella speranza che non serva una soluzione abitativa provvisoria in roulotte per i componenti di questa famiglia, possiamo dire che comunque è stato eliminato il campo sosta (un piccolo complesso di roulotte per una famiglia è sì una soluzione abitativa precaria, ma non un campo: si può lavorare per renderla davvero temporanea e breve, e per renderla relativamente confortevole).

I fondi per la soluzione di questo problema vengono da risorse destinate specificamente a questo, fondi europei. Posso dire che io penso che il fatto che la nostra patria comune, quella più grande che è l'Europa (ora, grazie alla Grecia, un'Europa migliore), destini risorse dedicate ad affrontare la situazione di disagio e di discriminazione delle comunità rom  e sinti, è un fatto positivo, che senza risarcire queste comunità dell'orrore dello sterminio nazista (il porrajmos) o di secoli di persecuzione, comincia ad affrontare in modo razionale il problema dei diritti di cittadinanza di queste persone (come vedete non uso la parola integrazione o assimilazione).
Il riconoscimento concreto e operativo dei diritti è la base per richiedere il rispetto dei doveri che ciascuna persona ha nei confronti della comunità.
Quindi la mia argomentazione non è: "sono soldi dell'UE e quindi purtroppo non possiamo spenderli per altro", ma è: "sono soldi dell'UE fortunatamente destinati a questo scopo".

Ovviamente il problema della casa non è un problema che riguarda solo le persone della comunità rom (italiani o europei che siano), è un problema che decenni di speculazione edilizia, di assenza di politiche per l'abitare, di cattiva urbanistica,  ha reso drammatico per molte persone (italiane e no).
Ci sono case senza persone e persone senza casa; questo non è ammissibile: è il segnale del problema e un'indicazione della soluzione.
Servono delle politiche coraggiose e attive per garantire il diritto alla casa: questo è quel che io chiamerei davvero un "piano casa": interventi per favorire il recupero, la riqualificazione, il risanamento, la messa a disposizione dell'immenso patrimonio abitativo non utilizzato, anche accompagnato da misure  per una  nuova edilizia in zone di completamento, interamente destinata ad affrontare i problemi di chi non ha casa (dai più poveri, ai giovani precari, agli anziani), con  molte modalità di housing sociale, co-housing, autocostruzione, e anche a contrastare lo sprawl obbligato e a rafforzare il carattere "urbano" delle borgate.
Politiche della casa sono anche politiche per gli spazi pubblici e di quelli suscettibili di un  uso collettivo , che non possono essere lasciati abbandonati e vuoti; nel frattempo che si decide cosa farne e si trovano le risorse per farlo, la loro autogestione e l'uso temporaneo sono benedetti (la chiusura dell'ex Q a Sassari ha creato una pustola nel centro urbano); in ogni caso se ci sono spazi ed edifici abbandonati e servono spazi per la cultura, l'aggregazione il lavoro questo è il segnale del problema e un'indicazione della soluzione.

Ovviamente il problema del lavoro non è un problema che riguarda solo le persone della comunità rom (italiani o europei che siano), è un problema che decenni di politiche neo-liberali e antipopolari hanno reso drammatico. Servono politiche attive per il lavoro e il reddito, dalle politiche locali legati alle economie alternative, alle monete locali, alla manutenzione dei beni comuni, a quelle nazionali ed europee del reddito di cittadinanza. Anche qui che vi siano azioni per favorire l'accesso al lavoro delle persone delle comunità rom è un fatto positivo, è un aiuto per pensare e realizzare azioni simili per altre persone. Sulla questione delle risorse impegnate, vedi sopra.

C'è nella discussione sulle questioni che riguardano i diritti di cittadinanza dei rom, qualcosa che è peggio del razzismo: un rancore profondo, segno di un disagio e di un'impotenza, di un senso di insicurezza, di incertezza, di paura.
Non se la prendono con gli evasori, con gli sfruttatori, con gli speculatori, ma con persone senza casa, senza lavoro.
Magari molti di loro non sono simpatici, magari il loro stile di via non ci piace, sicuramente molti di loro attuano comportamenti illegali, a volte gravi, in genere lievi, quasi mai gravissimi.
Più di chi sfrutta il lavoro nero? Di chi evade le tasse e porta i suoi soldi all'estero? Dei corrotti? Di chi favorisce parenti e clienti?
Ma non c'è verso questi ultimi delinquenti un decimo della rabbia che si trova nei commenti sulle persone rom.
Un accanimento e una cattiveria che sono motivati solo dai fantasmi e dalle angosce e per questo sono meno colpevoli, ma più pericolosi del razzismo.

Non saranno tutte rose e fiori; ed è per questo che il lavoro culturale è anche in questo caso decisivo: si tratta di costruire cittadinanza: il che vuol dire che tutti accettino di rispettare le libertà degli altri, di farsi carico della costruzione e del rispetto di regole, di gestire i conflitti senza indulgenze, ma nella prospettiva di comporli.
Ci saranno problemi. Dovranno essere affrontati. Intanto ce n'è uno in meno.

P.S.
A proposito di nomi: ciascun popolo o gruppo preferisce in genere  essere chiamato con il nome che si è scelto: che so i Tedeschi definiscono la loro terra come Deutschland., ovvero "terra delle persone" (anche se i polacchi li chiamano Niemcy, ovvero "gente che non parla la nostra lingua"); "zingaro" è un nome con un'etimologia controversa, e che non ha (non aveva) in linea di principio una connotazione negativa (come non lo ha "gitano"), ma poiché è il nome su cui progressivamente si è accumulato il disprezzo (anche se con molta ambivalenza, che non sarebbe inutile indagare dal punto di vista psicanalitico), se a loro non piace, non lo userei.