domenica 3 novembre 2013

Asino chi legge.

Lo scrivevamo da bambini.
Ho ricevuto alcuni commenti interessanti al mio precedente post.
Quello che mi ha dato da pensare di più è quella di una persona che non conosco (credo) e che riporto:

Giovanni Piras
Sul caso in questione sono d'accordo con il suo giudizio. Però il dileggio e lo sberleffo personale non sono sempre ripugnanti. Perché mai dovrebbero esserlo? C'è tanta letteratura alta e popolare, tanto cinema fondati sul dileggio e sullo sberleffo; Aristofane era ripugnante? E Dante? Le beffe fra amici possono essere pesanti, ma tacciarle di ignominia mi pare un forte limite al gusto della vita. 


Un commento molto interessante e pieno di ragioni. 
Posso dire che è verissimo. Comici, scrittori e artisti hanno usato e usano la satira come un potente strumento di comunicazione e di resistenza e smascheramento del potere (in alcuni casi) o di difesa dello status quo (in altri). Ne potremmo aggiungere a centinaia: come potrei dimenticare Rabelais e la sua satira sugli accademici della Sorbona (leggetela qua). 
In molte occasioni il timore della censura o  -peggio - della violenza di un potere oppressivo costringeva all'anonimato a all'uso di pseudonimi (ricordiamo il caso delle "pasquinate").
Aggiungo che spesso comici, scrittori e artisti fanno una satira efficace e divertente, a volte no (come capita in tutti i mestieri); a volte la satira è ripugnante e indegna.
In nessun caso va censurata sia che prenda a bersaglio Allah o il Presidente Napolitano.
La nostra città ha la fortuna di avere un artista di grande valore, il vignettista Vukic, quasi sempre efficace e divertente.
Penso che chi fa politica dovrebbe usare le argomentazioni ed evitare l'attacco personale, anche se so che non sempre è facile e che talvolta una battuta ha grande capacità di far vincere un dibattito politico o di mettere in difficoltà un avversario.
Ne ricordo un paio.
La prima: "Arriva a Downing Street un taxi vuoto, e ne scende il signor Attlee" di Churchill.
E una che per capirla si deve conoscere il francese, un po' macabra perché post mortem sul Presidente francese Félix Faure che, secondo quel che si dice, è morto in compagnia della sua amante durante un rapporto orale: era un uomo che amava i fasti e il suo nemico politico Clemenceau lo ricordò con grande cattiveria: "Il a voulu vivre César et il est mort Pompée", il gioco in francese è tra Pompeo e pompato (absit iniuria verbis).
Voglio dire che ci sta: occasionalmente nel confronto politico la stilettata, il colpo ben assestato, possono esserci e possono starci bene.
Ma non credo che possa essere la norma. Anzi direi che in generale un politico dovrebbe evitare di insultare il suo avversario, soprattutto per le sue caratteristiche e personali (ne sia vittima la Merkel o ne sia vittima Berlusconi).
E poi è vero il dileggio tra amici, la burla, il soprannome scherzoso non sono affatto ripugnanti, anzi sono un modo per costruire complicità e per fare i conti con le differenze.
Ma se due amici si danno del "frocio" o del "ciccione"  non è lo stesso che se un politico ironizza sugli orientamenti sessuali di un altro.
E poi c'è la questione del contesto; un conto è una conversazione a cena o al bar, un commento su facebook, un post sul blog, un intervento in sede pubblica, un'intervista, un articolo, un saggio, una dichiarazione.
Io penso che sempre le persone vadano rispettate, tanto più in politica, tanto più da quando una certa sensibilità all'uso del linguaggio c'è (senza esagerare con il politicamente corretto, ci sono parole ed espressioni che tutti giudichiamo fuori luogo).
Ciò premesso: il fatto che uno o più soggetti, sconosciuti, abbiano progettato quel manifesto, l'abbiano commissionato a una tipografia, abbiano affittato una "vela" (non credo che abbiano pagato la concessione, ma avrebbero dovuto farlo), con un contenuto greve e con riferimenti a fatti spiacevoli accaduti in passato, è - a mio avviso - intollerabile.
Credo che tutti e ognuno i consiglieri comunali che intendono sfiduciare i Sindaco Lubrano debbano dissociarsi da questa azione.
Come ho già detto per me questa sarebbe una necessità assoluta per compiere anche solo in passo in loro compagnia.

P.S.
Scrive ancora Piras.
Ma soprattutto: ripugnante o meno, perché di destra? E la satira di sinistra che tanto ci diverte? E perché usare "di destra" come insulto, ancorché impersonale?
Ammetto che ha ragione non credo che "di destra" sia un insulto. Ci sono e ci sono state persone di destra più che perbene. Ho sbagliato.