Viviamo in un momento e in un luogo un po’ particolari.
Mi spiego: pare difficile dire che si è d’accordo con
qualcuno o con qualcosa e non passare per uno sfegatato sostenitore o dire che
si è in disaccordo con qualcuno o con qualcosa e passare per un detrattore ad
oltranza.
O dire che in una situazione vi sono aspetti positivi senza
voler dire che tutto va bene o che ci sono aspetti negativi senza voler dire
che è tutta una merda.
Inoltre è difficile far credere che si dice quel che si
pensa e che si pensa quel che si dice.
Tutto a ciò a volte mi deprime.
Ma veniamo al punto.
L’Assessora Firino, che è una persona che stimo e nella
quale ho fiducia, è venuta all'inaugurazione dello straordinario evento Urban Thinker Campus The City we need: Open for Art a portare un saluto non
formale e ha confermato in modo pubblico, esplicito, ribadito quel che era già
stato anticipato in varie forme sui media.
Ha detto che il riconoscimento di Architettura ad Alghero
come sede decentrata è una decisione già presa dalla Giunta e che sarà formalizzata nella
prossima finanziaria, ha detto che questa scelta fa riferimento sia al dato
geografico sia ai risultati raggiunti.
Esattamente quello che chiedo, chiediamo, da molti anni e
per cui mi sono battuto, ci siamo battuti.
Sarebbe ridicolo se non fossi soddisfatto.
Tanto più perché Claudia Firino ha detto che questa
decisione è stata anche il frutto di un dibattito serio, pubblico e anche
aspro; questa affermazione è importante: sulle scelte che fanno riferimento a
problemi veri, la discussione pubblica e il conflitto possono (ho scritto
possono) portare a soluzioni migliori, molto migliori, delle operazioni di lobbying
o degli scontri tra gruppi di potere.
E anche perché Claudia Firino ha detto che sulla questione
delle sedi decentrate si dovrà andare a un confronto ampio per valutarne le
prospettive strategiche e dunque il futuro.
Esattamente quel che vado, andiamo, sostenendo da molti
anni.
Quindi sono soddisfatto. Anche se non sappiamo ancora quanti
fondi saranno assegnati e con che modalità.
Ma il fatto che io sia soddisfatto non risolve i problemi.
Ce ne sono vari che fanno sì che la scelta della Regione,
pur molto positiva, sia del tutto insufficiente a garantire un futuro della
presenza universitaria ad Alghero.
Provo a spiegarmi.
Ho sempre detto che per assicurare una presenza
universitaria di qualità ad Alghero era (è) necessario il contributo di quattro
soggetti.
Comincio dai primi tre:
-
Il Comune di Alghero e la comunità
algherese. Posso dire che – al di là di occasionali incomprensioni e divergenze
– il Comune di Alghero, nelle diverse amministrazioni che si sono succedute, ha
fatto la sua parte: tre edifici (e che edifici!) messi a disposizione per altri
15 anni in uso gratuito sono uno sforzo considerevole e un segnale forte e
non equivoco. La comunità algherese ha mostrato in più occasioni il suo
sostegno, anche se avremmo potuto fare di più e meglio per avere una maggiore e
più fattiva collaborazione. Aggiungo dal lato dei “pro” il fatto che sembra si
stia per chiudere la vicenda del centro di sostegno alle imprese / coworking
/ fab lab tra Comune, Università, Agenzia Regionale del lavoro, denominato Oasi che è stata per moltissimo tempo bloccata da
immotivate resistenze “sassaresi”. Dal lato dei “contro” segnalo che non è
decollata (anche per una scelta che considero sbagliata di collocazione
dell’Archivio storico) la biblioteca congiunta, un progetto ambizioso, ma che
non ha avuto gambe (ora c’è una biblioteca da "separati in casa"). So che queste
due ultime considerazioni non mi saranno
perdonate, ma mi limito a dire quello che penso, anche nella consapevolezza che
governare è difficile e richiede anche fare passi indietro non desiderati: ma un passo indietro non è un passo in avanti.
-
La Regione Sardegna.
Non voglio recriminare: credo che vi sia stata in un non recentissimo passato un eccesso di acribia sulla
definizione di sede decentrata (forse, ma non lo so, con qualche intento
punitivo) e poi c’è stata una lunga inerzia: posso dire, senza essere accusato
di faziosità o di populismo che il colore politico della maggioranza non è
stato il fattore determinante di questa “disattenzione”? Ora sappiamo che la Regione farà la sua parte:
ripeto non so ancora il quanto e il come, ma questa decisione della Giunta è un
sostanziale passo in avanti e crea le condizioni per una prospettiva possibile.
-
L’Ateneo di Sassari. Posso dire che non
condivido il modo in cui la mia Università si sta comportando con la sede di
Alghero? Credo di poterlo fare, anche perché ho una grande opinione dell’intelligenza
e del valore scientifico del Magnifico Rettore e anche perché lungi
dall'essergli ostile l’ho votato e ho
sostenuto con impegno la sua candidatura.
Avevo votato e sostenuto anche Attilio Mastino, anche se con lui mi è capitato di avere scontri vivacissimi a volte epici. Credo che sia degno di nota che anche Attilio è uno studioso di grandissimo valore e che il fatto che i nostri Rettori, come non sempre succede, siano anche scienziati e ricercatori di grande qualità: è un buon segno per l’Ateneo.
Avevo votato e sostenuto anche Attilio Mastino, anche se con lui mi è capitato di avere scontri vivacissimi a volte epici. Credo che sia degno di nota che anche Attilio è uno studioso di grandissimo valore e che il fatto che i nostri Rettori, come non sempre succede, siano anche scienziati e ricercatori di grande qualità: è un buon segno per l’Ateneo.
Con Attilio, dicevo, abbiamo
avuto spesso divergenze, soprattutto tattiche, e non ho difficoltà ad ammettere
che qualche volta avevo torto io (so che lui non ammetterà mai che qualche
volta aveva torto lui), ma abbiamo sempre trovato il tempo per discutere a per
confrontarci.
Questo non mi è mai capitato di
poter fare con Massimo Carpinelli, neppure quando ricoprivo un ruolo
istituzionale, forse per il mio modo
troppo irrituale di porre le questioni.
Fatto sta che non ci siamo
capiti.
Io credo che non ci sia futuro
possibile per Architettura (e per quello che essa può ancora dare all'Ateneo) se
essa non è solidamente basata ad Alghero, lui credo che creda che potremmo
stare benissimo a Piandanna.
Io credo che, nel quadro di una
strategia condivisa di Ateneo sulle questioni fondamentali, i Dipartimenti
debbano avere ampi spazi di iniziativa e sperimentazione, io credo che sulle grandi questioni (rapporti
con l’Ateneo di Cagliari, disegno dell’offerta formativa complessiva, gestione
dei problemi finanziari) si debba discutere con tutte le componenti della
nostra comunità in modo aperto, ampio e condiviso, io credo che un Ateneo senza
dottorato di ricerca sia destinato a un ridimensionamento fatale e che prima di
rinunciare dovremmo venderci anche i gioielli di famiglia, e posso continuare.
Ma torno ad Alghero e ad
Architettura ad Alghero. Ci sono alcune cose essenziali per poter lavorare in
modo normale. La dotazione di personale è la prima. Ho sempre detto che la
dotazione minima di AAA non può essere inferiore a quella degli altri
Dipartimenti: stiamo parlando di 13 – 15 unità: attualmente solo 4 o 5 di queste
unità sono coperte con fondi di Ateneo, le altre le paga AAA (ecco dove sono
andati gran parte dei 300 mila, che quindi è come se non ci fossero), oltre
allo scandalo di un precariato che per alcuni colleghi supera il decennio. Ho
sempre detto che agli studenti di Alghero vanno assicurati gli stessi servizi
che a tutti gli altri: alcuni ci sono (biblioteca, segreteria studenti), altri
no (in primo luogo quelli informatici). Ho sempre detto che le sedi così come
ci sono state consegnate erano incomplete e inefficienti (non ci sono gli
oscuramenti, e questo è un grave problema quotidiano, gli arredi bagno non
sono completi, il progetto per sistemare la terrazza non è stato avviato, mancano attrezzature indispensabili). Ho
sempre detto che è ingiusto che il nostro personale debba viaggiare a sue spese
tra Alghero e Sassari e che non ci sia un servizio regolare di posta
interna. E potrei continuare. Mi è
capitato di quantificare la somma degli extra-costi cui siamo costretti da
queste mancanze: torniamo inesorabilmente ai 650 /700 mila euro che avevamo un
tempo.
Ho detto al Magnifico Rettore di
allora, Attilio Mastino: scelga l’Ateneo se vuole avere, può permettersi di
avere, ha un vantaggio ad avere una sede ad Alghero. Se sì, ne tragga le
conseguenze. La stessa domanda ho rivolto al Magnifico Rettore di oggi, Massimo Carpinelli.
Posso dire che ho molti segnali
secondo cui in tempi brevi il nostro Dipartimento potrebbe venir accorpato ad un
altro e la sede trasferita a Sassari, località Piandanna: sarò lieto di essere
smentito, a parole e soprattutto nei fatti. Per ora mi limito a ricordare che nel luglio
del 2015 per la prima volta da sempre non abbiamo fatto la cerimonia delle
lauree; per ordine superiore da quel che so: un ordine che andava disubbidito,
se c’è stato.
Prima di passare al quarto soggetto, lasciatemi dire che –
per il fatto che esiste la cosiddetta “astuzia della storia” (credo) - la
confusa vicenda della riforma degli enti locali in Sardegna si è conclusa in un
modo potenzialmente fecondo per i nostri territori: avranno il nome di “rete
metropolitana” con le prerogative della città metropolitana (almeno auspicabilmente);
a parte l’enfasi forse eccessiva, non è una definizione insensata; ma a mio avviso esprime più una
potenzialità, un auspicio, un obiettivo che un dato esistente, ma è quel che
serve, quello su cui si deve lavorare; e sarebbe un'enorme occasione.
Io penso che dovremmo ragionare su un sistema
“metropolitano” dell’alta formazione, aggiungendo ai poli di Alghero e Sassari
un polo di Porto Torres (un centro internazionale di ricerca e formazione sulle
bonifiche) e prevedendo una rete distribuita su tutto di accoglienza per attività didattiche e di
ricerca temporanee: magari ho torto, ma ci sarà chi ha voglia di parlarne?
Il quarto soggetto è la comunità del DADU. Questa è una nota
dolente, la più dolente. Ne parlerò in un prossimo post, l’ultimo che destinerò
a queste tematiche (e spiegherò perché mi costringerò, dopo quell'intervento a tacere). Per ora devo dire che anche noi abbiamo fatto e stiamo
facendo meno del necessario. Mi limito a segnalare che ci sono numerosi
scricchiolii sia nella didattica e nella ricerca,che rischiano di mettere
ridimensionare anche in tempi rapidi i grandi
risultati che abbiamo raggiunto. Ne parlerò, ma temo che la consapevolezza non
sia molto diffusa.
Come è noto da circa un anno non ho più ruoli di
responsabilità in Dipartimento e in Ateneo. La qualità della mia vita è
migliorata.
L’unico rovello che ho è quello di una possibile fine
ingloriosa, come quella della rana bollita.